Haha! Foto fantastiche! Avevo già ammirato il nasino porcellino, quel primissimo piano mi ha fatta morire dalle risate! Beh, certo che anche Sofia ha il suo perché… ma per caso, è una lontana discendente di Cugino Itt?! 😉
Grazie per averci regalato questo nuovo dietro le quinte, il promo, poi, è super carino!
Buon riposo!
Buon giorno! Che bei posti ci sono intorno a Milano. Col senno di poi mi pento di non aver preso la bici per fare un bel giro nei dintorni di Pavia, dove abitavo: i pressi della Certosa sono stupendi!
Che foto stupende che fai Fili! Un abbraccio a tutti
Lc
Il movimento fa bene, i posti sono stupendi, ma sono un po’ preoccupato per te.
Ho il timore che con tutte queste ginnastiche e biciclette mi diventerai come certe signore tedesche che in gioventù incontravo al Festival di Salisburgo.
Belle erano belle e pure chic, ma erano alte, ossute, muscolose ed avevano un sorriso sempre tirato e gli occhi un tantino allucinati. Non si capiva mai se ti stavano facendo un sorriso perché gli eri simpatico o un ghigno per dire ” Mo’ te meno “. Sarà che ero un ragazzo, ma mi facevano un po’ impressione.
“….Io ti vorrei in giudicar più cauta.
Il tempo, il luogo cangia aspetto alle cose.
Un’opra istessa è delitto, è virtù,
se vario è il punto d’onde si mira.
Il più sicuro è sempre il giudice più tardo.
E s’inganna chi crede al primo sguardo….”
Pietro Metastasio, Alessandro nelle Indie. Atto III, Scena I.
5 June 2014 at 08:10
Filippa
…certo. con calma, senza pregiudizi e influenze, con una mente chiara e limpida. Guidata dagli occhi e dal cuore.
Niente è come sembra.
f.
5 June 2014 at 09:44
DB
Nulla è come sembra, è proprio così. E’ difficile emettere sentenze o è impossibile, addirittura. E’ da un paio di giorni che questo pensiero mi assilla e Metastasio non è venuto fuori casualmente.
Ti dicevo del Parco Virgiliano a Napoli. Di fronte c’è Nisida, una piccola isola che ospita un carcere minorile. http://it.wikipedia.org/wiki/Isola_di_Nisida
Quando vado al Parco vedo Nisida che è lì davanti e mi chiedo perché mai un posto tanto bello debba ospitare un inferno dei vivi. E mi chiedo perché la natura, anche la più splendida, sia sempre indifferente al dolore degli uomini, perché la bellezza non riesca mai a riscattare la loro sofferenza. Guardo Nisida e penso a queste che so essere delle assolute banalità.
Martedì scorso ho avuto la possibilità di visitare il carcere di Nisida. Mi hanno invitato degli amici che si occupano di rieducazione. Insieme ai detenuti hanno scritto un testo teatrale e lo hanno messo in scena. Sono stato a Nisida circa tre ore. Il luogo è meraviglioso e spaventoso nello stesso tempo. Prima della recita ho passeggiato nei viali, poi mi sono seduto tra il pubblico di reclusi e di ospiti.
Il testo teatrale è una fesseria e lealmente l’ho fatto intendere agli amici che mi chiedevano un parere. In sostanza, gli autori hanno chiesto ad alcuni detenuti di raccontare la propria storia. Pertanto, alla fine della giostra, il risultato è che i ragazzi non escono dalla loro realtà neppure se fanno teatro. Fare teatro o solo assistere ad uno spettacolo dovrebbe essere per quei ragazzi l’occasione per immaginare una realtà diversa da quella che hanno conosciuto fuori dal carcere. Insomma, scoprire, o almeno sospettare, che un altro mondo è possibile, nonostante tutto. In pratica, io credo che si debba tentare qualcosa sul genere di Volterra o Rebibbia, dove i detenuti da anni e con grande successo mettono in scena i classici. Se ricordi, ho più volte segnalato l’importanza di vedere “Cesare deve morire”, il film dei Taviani, che proprio questo racconta: come i detenuti di Rebibbia mettano in scena Shakespeare e come il grande teatro assuma talvolta una funzione illuminante e quasi salvifica. “Cesare deve morire” si chiude con l’attore che interpreta Cassio che fuori scena dice:”Da quando ho scoperto l’arte questa cella è diventata una prigione”. E questo è il punto: scoprire qualcosa che non t’aspettavi e non conoscevi per comprendere fino in fondo la tua realtà.
Invece i ragazzi di Nisida non scoprono niente che non conoscano già e tantomeno scoprono l’arte. In quella recita riscoprono per la millesima volta le ragioni che li hanno portati a Nisida e lo fanno con un’autocommiserazione del tutto sterile. A dire il vero, nel racconto delle loro ‘eroiche gesta’ ho visto anche un certo compiacimento: il loro mondo resta quello di sempre e non ci sono ragioni sufficienti -nè a Nisida, nè altrove- per rinnegarlo.
Eppure quei ragazzi (una cinquantina di maschi e una decina di donne) non stanno lì per cosette da nulla. I reati sono l’associazione mafiosa, lo spaccio su larga scala, le rapine a mano armata, l’omicidio. Mi hanno detto che una delle ragazze sulla scena -una tipetta barese dalla bella voce- aveva in corso un processo per triplice omicidio. Non ho chiesto i dettagli e mi sono limitato a sperare che subisse il processo in veste di complice, di fiancheggiatrice….
Insomma, lì dentro sono cavoli amari, amarissimi, cara Filippa. Lo capisci dagli sguardi dei detenuti e da come ti rispondono se trovi il modo di scambiare due parole sotto gli occhi dei bull-dog umani che gli fanno una guardia costante. Lì dentro è tutto chiaro e non c’è spazio per nulla. Tutto è di una geometrica semplicità e assolutezza: il delitto e la pena.
Qualcosa però va sempre considerato: l’appartenenza,l’ambiente, la famiglia, la società, la condizione economica. E occorre rassegnarsi all’impossibilità per la giustizia di tener davvero conto di questi elementi decisivi. Pertanto, sentenze, condanne e assoluzioni valgono quello che valgono.
L’altro ieri a Nisida mi sono ricordato di Re Lear che sul finale dice una cosa del genere :” Se ricopri il delitto di una lamina d’oro la robusta spada della giustizia si spezza. Se, invece, vesti di stracci un uomo persino un filo di paglia brandito da un pigmeo può essere mortale”.
Ho sorriso pensando che anche questo frammento di Shakespeare può essere agevolmente reso in napoletano. Noi diciamo spesso: ‘o cane mozzec’o stracciato.
Ascoltando la tua bella voce…e come tu fossi qui , mentre guardo con simpatia tutto quanto… a te ciclista Speciale ,viaggiatrice, ed a tutto il Planet ,n aty
Quel rimessaggio per barconi è a 10 min. in bici da casa… e lo sapevi che Eros Ramazzotti ci ha girato un video tanto tempo fa?
La tua presenza in zona non è passata inosservata, infatti ieri si sentiva un’aria particolarmente profumata da queste parti… e il cielo è continuamente indeciso sul da farsi: lo avrai confuso!
😉
Ciao
Che dire Filippa, questa tua nuova esperienza mi piace ogni giorno di più, riesci a trasmettermi tanta energia ed a farmi immaginare tutto ciò che vedi/senti/percepisci, certo farlo dal vivo sarebbe tutt’altra cosa, ma per il momento godo di questo spettacolo attraverso questo fantastico pianeta…
Pedala Fili pedala pedala pedala…
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Letizia
Haha! Foto fantastiche! Avevo già ammirato il nasino porcellino, quel primissimo piano mi ha fatta morire dalle risate! Beh, certo che anche Sofia ha il suo perché… ma per caso, è una lontana discendente di Cugino Itt?! 😉
Grazie per averci regalato questo nuovo dietro le quinte, il promo, poi, è super carino!
Buon riposo!
Laura C
Buon giorno! Che bei posti ci sono intorno a Milano. Col senno di poi mi pento di non aver preso la bici per fare un bel giro nei dintorni di Pavia, dove abitavo: i pressi della Certosa sono stupendi!
Che foto stupende che fai Fili! Un abbraccio a tutti
Lc
DB
Il movimento fa bene, i posti sono stupendi, ma sono un po’ preoccupato per te.
Ho il timore che con tutte queste ginnastiche e biciclette mi diventerai come certe signore tedesche che in gioventù incontravo al Festival di Salisburgo.
Belle erano belle e pure chic, ma erano alte, ossute, muscolose ed avevano un sorriso sempre tirato e gli occhi un tantino allucinati. Non si capiva mai se ti stavano facendo un sorriso perché gli eri simpatico o un ghigno per dire ” Mo’ te meno “. Sarà che ero un ragazzo, ma mi facevano un po’ impressione.
DB
Filippa
Hahahha, hai ragione, il rischio c’è! 🙂
Allora ora mi dedico ai film dell’ambiente e alla moda green di Stella McCartney, va beneee?
abbracci!
fili
DB
Sì, così va meglio. Sapevo di poter contare sulla tua ragionevolezza.
DB
Letizia
Buon lavoro! E… che vinca il migliore, naturalmente! (anche se immagino che la scelta sarà ardua)
Filippa
the jury has reached it’s verdict… 🙂
DB
“….Io ti vorrei in giudicar più cauta.
Il tempo, il luogo cangia aspetto alle cose.
Un’opra istessa è delitto, è virtù,
se vario è il punto d’onde si mira.
Il più sicuro è sempre il giudice più tardo.
E s’inganna chi crede al primo sguardo….”
Pietro Metastasio, Alessandro nelle Indie. Atto III, Scena I.
Filippa
…certo. con calma, senza pregiudizi e influenze, con una mente chiara e limpida. Guidata dagli occhi e dal cuore.
Niente è come sembra.
f.
DB
Nulla è come sembra, è proprio così. E’ difficile emettere sentenze o è impossibile, addirittura. E’ da un paio di giorni che questo pensiero mi assilla e Metastasio non è venuto fuori casualmente.
Ti dicevo del Parco Virgiliano a Napoli. Di fronte c’è Nisida, una piccola isola che ospita un carcere minorile. http://it.wikipedia.org/wiki/Isola_di_Nisida
Quando vado al Parco vedo Nisida che è lì davanti e mi chiedo perché mai un posto tanto bello debba ospitare un inferno dei vivi. E mi chiedo perché la natura, anche la più splendida, sia sempre indifferente al dolore degli uomini, perché la bellezza non riesca mai a riscattare la loro sofferenza. Guardo Nisida e penso a queste che so essere delle assolute banalità.
Martedì scorso ho avuto la possibilità di visitare il carcere di Nisida. Mi hanno invitato degli amici che si occupano di rieducazione. Insieme ai detenuti hanno scritto un testo teatrale e lo hanno messo in scena. Sono stato a Nisida circa tre ore. Il luogo è meraviglioso e spaventoso nello stesso tempo. Prima della recita ho passeggiato nei viali, poi mi sono seduto tra il pubblico di reclusi e di ospiti.
Il testo teatrale è una fesseria e lealmente l’ho fatto intendere agli amici che mi chiedevano un parere. In sostanza, gli autori hanno chiesto ad alcuni detenuti di raccontare la propria storia. Pertanto, alla fine della giostra, il risultato è che i ragazzi non escono dalla loro realtà neppure se fanno teatro. Fare teatro o solo assistere ad uno spettacolo dovrebbe essere per quei ragazzi l’occasione per immaginare una realtà diversa da quella che hanno conosciuto fuori dal carcere. Insomma, scoprire, o almeno sospettare, che un altro mondo è possibile, nonostante tutto. In pratica, io credo che si debba tentare qualcosa sul genere di Volterra o Rebibbia, dove i detenuti da anni e con grande successo mettono in scena i classici. Se ricordi, ho più volte segnalato l’importanza di vedere “Cesare deve morire”, il film dei Taviani, che proprio questo racconta: come i detenuti di Rebibbia mettano in scena Shakespeare e come il grande teatro assuma talvolta una funzione illuminante e quasi salvifica. “Cesare deve morire” si chiude con l’attore che interpreta Cassio che fuori scena dice:”Da quando ho scoperto l’arte questa cella è diventata una prigione”. E questo è il punto: scoprire qualcosa che non t’aspettavi e non conoscevi per comprendere fino in fondo la tua realtà.
Invece i ragazzi di Nisida non scoprono niente che non conoscano già e tantomeno scoprono l’arte. In quella recita riscoprono per la millesima volta le ragioni che li hanno portati a Nisida e lo fanno con un’autocommiserazione del tutto sterile. A dire il vero, nel racconto delle loro ‘eroiche gesta’ ho visto anche un certo compiacimento: il loro mondo resta quello di sempre e non ci sono ragioni sufficienti -nè a Nisida, nè altrove- per rinnegarlo.
Eppure quei ragazzi (una cinquantina di maschi e una decina di donne) non stanno lì per cosette da nulla. I reati sono l’associazione mafiosa, lo spaccio su larga scala, le rapine a mano armata, l’omicidio. Mi hanno detto che una delle ragazze sulla scena -una tipetta barese dalla bella voce- aveva in corso un processo per triplice omicidio. Non ho chiesto i dettagli e mi sono limitato a sperare che subisse il processo in veste di complice, di fiancheggiatrice….
Insomma, lì dentro sono cavoli amari, amarissimi, cara Filippa. Lo capisci dagli sguardi dei detenuti e da come ti rispondono se trovi il modo di scambiare due parole sotto gli occhi dei bull-dog umani che gli fanno una guardia costante. Lì dentro è tutto chiaro e non c’è spazio per nulla. Tutto è di una geometrica semplicità e assolutezza: il delitto e la pena.
Qualcosa però va sempre considerato: l’appartenenza,l’ambiente, la famiglia, la società, la condizione economica. E occorre rassegnarsi all’impossibilità per la giustizia di tener davvero conto di questi elementi decisivi. Pertanto, sentenze, condanne e assoluzioni valgono quello che valgono.
L’altro ieri a Nisida mi sono ricordato di Re Lear che sul finale dice una cosa del genere :” Se ricopri il delitto di una lamina d’oro la robusta spada della giustizia si spezza. Se, invece, vesti di stracci un uomo persino un filo di paglia brandito da un pigmeo può essere mortale”.
Ho sorriso pensando che anche questo frammento di Shakespeare può essere agevolmente reso in napoletano. Noi diciamo spesso: ‘o cane mozzec’o stracciato.
DB
naty
Ascoltando la tua bella voce…e come tu fossi qui , mentre guardo con simpatia tutto quanto… a te ciclista Speciale ,viaggiatrice, ed a tutto il Planet ,n aty
naty
“il saluto ed i baci “sono rimasti nella tastiera!!!Naty
giu
Quel rimessaggio per barconi è a 10 min. in bici da casa… e lo sapevi che Eros Ramazzotti ci ha girato un video tanto tempo fa?
La tua presenza in zona non è passata inosservata, infatti ieri si sentiva un’aria particolarmente profumata da queste parti… e il cielo è continuamente indeciso sul da farsi: lo avrai confuso!
😉
Ciao
veraB'
Che dire Filippa, questa tua nuova esperienza mi piace ogni giorno di più, riesci a trasmettermi tanta energia ed a farmi immaginare tutto ciò che vedi/senti/percepisci, certo farlo dal vivo sarebbe tutt’altra cosa, ma per il momento godo di questo spettacolo attraverso questo fantastico pianeta…
Pedala Fili pedala pedala pedala…
bacio
veraB’